venerdì 25 maggio 2012

Criminalità in Trentino Alto Adige: 15 immobili confiscati e l'impegno per la cultura della legalità

“Legalità: esistenza fondamentale della vita sociale, indispensabile per promuovere il pieno sviluppo della persona umana e del bene comune.” (Documento della Commissione ecclesiale Giustizia e pace - Roma, 04/10/1991).

Libera in Trentino Alto Adige

Libera, associazione contro tutte le mafie, è una rete di associazioni e cooperative collegate tra loro a livello nazionale tramite coordinamenti territoriali. Uno degli ultimi è nato in Trentino Alto Adige. Ci si chiede perché sia necessario attivare un movimento per la lotta alla mafia anche qui. Spesso si tende a relegare la questione “mafia” solo al sud d'Italia, ma forme di illegalità e ingiustizia sociale sono diffuse ovunque. Un recente processo contro la 'ndragheta, svolto a Milano il 19 novembre 2011, ha visto le cosche lombarde incassare la sentenza di primo grado e la condanna di 110 imputati. Ma le ombre delle mafie arrivano anche in Trentino Alto Adige, dove sono stati confiscati 15 immobili tra appartamenti, box e terreni edificabili. La legge sulla confisca dei beni è nata ed è stata fortemente sostenuta da Libera. A tutt'oggi, però, occorre attendere la fine dei processi agli imputati a cui i beni sono stati confiscati e nei fatti possono trascorrere anche dieci anni prima che vengano riassegnati e riutilizzati. Cascina Caccia di Torino è un esempio rappresentativo del nord d'Italia: con una proprietà passata riconducibile a boss, oggi è diventato un luogo per produrre un bene alimentare come il miele. Si tratta di un casolare di mille metri quadrati, circondato da un ettaro di terreno coltivabile. Il sequestro del bene, che ha permesso a questa struttura di essere confiscata, è stato emesso nel 1996. Solo nel 2007 questa struttura è stata liberata definitivamente dagli ultimi residenti e l’iter della sua confisca giunge a conclusione 11 anni dopo essere iniziato.

Le cooperative di Libera a Bolzano

In provincia di Bolzano non figurano beni confiscati e il lavoro di Libera in queste zone si concentra soprattutto verso l'educazione alla legalità. La cultura è infatti un aspetto fondamentale nella lotta alla criminalità organizzata. Parafrasando ciò che disse il magistrato Antonino Caponnetto:
“L'istruzione taglia l'erba sotto ai piedi alla cultura mafiosa. La cultura sveglia le coscienze e rivela lo stato di democrazia di un paese.”
Le Formiche invece è una cooperativa presente a Bolzano che collabora con Libera, si impegna nel sociale promuovendo il tema della legalità attraverso diverse forme come: la formazione nelle scuole e università, la riabilitazione sociale di ragazzi in difficoltà e la vendita dei prodotti con marchio Libera Terra. Un marchio che contraddistingue le produzioni delle cooperative che lavorano usando le materie prime ottenute sulle terre confiscate alla criminalità organizzata. Areté è un altro esempio di azienda sociale presente a Bolzano associata a Libera. Il 15 giugno Areté insieme a Le Formiche inizieranno il percorso di gemellaggio tra le cooperative di Bolzano e quelle Reggio Calabria. In occasione di questo evento sarà presente Tiberio Bentivoglio, uno dei fondatori di Addiopizzo, imprenditore della Calabria che, dopo 5 attentati, vive sotto scorta per aver denunciato gli estorsori della mafia.

Libera nasce perché

Un altro aspetto fondamentale di Libera è Libera Memoria a ricordo degli uomini che danno e hanno dato la loro vita per la lotta alla mafia. Scopo di questa realtà è quello di tenere viva anche la memoria delle idee di chi si sacrificò per la legalità. Libera nasce nel 1995 all'indomani delle stragi di Capaci e via d'Amelio per volontà di Don Luigi Ciotti e in memoria di Roberto Antiochia, agente della polizia di stato morto a 23 anni nell'agguato di via Crocerossa. Roberto Antiocha lavorò con il commissario della squadra mobile di Palermo, Beppe Montana in delicate indagini sull'associazione mafiosa cosa nostra. Dopo l'omicidio di Montana, Roberto, nonostante fosse in ferie in Sicilia, decise di partecipare volontariamente alle indagini a fianco del commissario della polizia di stato Ninni Cassarà. Come spiega Wikipedia:
“Il 6 agosto 1985, mentre accompagnava il vice questore Cassarà presso l'abitazione in via Croce Rossa a Palermo, circa 10 uomini armati di kalashnikov appostati nei piani del palazzo di fronte a quello del vice questore cominciarono a sparare sull'Alfetta di scorta. Antiochia, cercando di fare scudo con il suo corpo a Cassarà che era sceso dall'auto per raggiungere il portone di casa, rimarrà ucciso dagli spari.”
Con il tempo, con un'ottica di lungo periodo, l'obiettivo di Libera è quello di non esistere più perché non ci sarà altra strada che la legalità.

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